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table setting
LIFESTYLE

Table setting, la mia tavola delle feste

Ci siamo, ultimo dell’anno ed io vi regalo la mia idea di table setting per le feste, un modo per augurarvi un nuovo anno speciale.

Le occasioni di festa, necessitano di un’attenzione particolare ai dettagli, alla decorazione della casa oppure all’accoglienza dei propri ospiti e cosa di meglio per un cenone oppure un pranzo di inizio dell’anno degno delle vostre accortezze?

E’ pur vero che il più delle volte ci piace circondarci del bello per orgoglio personale, ci piace restar compiaciuti quando i nostri ospiti apprezzano il lavoro fatto e allora perchè non godere di queste piccole soddisfazioni?

Voglio parlarvi innanzitutto di come mi è nata l’idea per la realizzazione di questa tavola.

Premetto che preferisco sempre utilizzare ciò che è già presente in casa, riutilizzare, dando vita diversa ad oggetti quasi mai utilizzati, sorprendermi nelle vesti di fiorista senza acquistar fiori.

L’ispirazione mi è nata l’altro giorno,  percorrendo la strada che dal mio paese  porta a Matera. Ho notato come dal ciglio della strada venissero fuori dei piumaggi di piante che a dire il vero mai avevo notato prima ed ho trovato esser davvero eleganti.

Così mi son fermata per raccoglierne qualcuno senza sapere cosa farne.

Una volta rientrata a casa, mi è venuta l’idea e pensando alla tavola da realizzare per queste feste ho proceduto nella mia creazione.

tablestting

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Prima di tutto ho scelto:

  • la tovaglia preferendone una bianca di fiandra.
  • Ho poi iniziato a tagliare i piumaggi delle canne di varia misura, disponendoli nel senso della lunghezza del tavolo in maniera libera senza alcun supporto.Man mano ho accorciato il taglio delle piume sistemandole anche in altezza donando volume alla composizione.
  • Rovistando nel mio baule prezioso, ho ritrovato delle piume bianche ricevute in regalo dalla mia amica Lara.Ho deciso di utilizzarle come segnaposto e man mano in ordine sparso le ho inserite creando una scala cromatica anche nel centrotavola.
  • Una volta terminato il punto focale della tavola ho aggiunto dei vecchi candelabri toscani, acquistati in uno dei miei tanti viaggi in questa meravigliosa regione ed ho proceduto in chiave vintage la realizzazione della mise en place.

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  • Ho disposto per ogni commensale dei vecchi piatti in ceramica con bordo in oro Richard Ginori, delle vecchie posate e dei bicchieri in cristallo di diversa provenienza e fabbricazione ( a dire il vero ho utilizzato anche dei calici Ikea).
  • Ho sistemato le piume sui tovaglioli, fermandole con un nastro in raso color cipria.Naturalmente scegliendo la vostra idea di tavola, potrete combinare colori o tessuti giocando nelle consistenze e leggerezze .
  • Ho poi ultimato tirando fuori un pò dell’arsenale di famiglia, vecchie oliere in argento e antiche bottiglie per il vino.

tablesetting

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Il tutto è stato realizzato davvero in pochi minuti e come sempre suggerisco di organizzare prima mentalmente la vostra idea di tavola, di liberare la fantasia senza limitarsi all’uso di classici oggetti da tavola, bensì di osare, mixando con criterio stoviglie, consistenze di tessuti e materiali oltre che  volumi.

Come già annunciato sui social qualche giorno fa, rendo pubblica la mia decisione a voler organizzare un workshop di table setting e raccontarvi, oltre che lasciarvi creare, la mia idea di tavola.

Al più presto le date online.

Oltre ogni tempo e ricorrenza, il mio augurio per questo nuovo anno è che voi possiate sempre amarvi e prendervi cura delle persone che vi sono vicine. Dedicarsi, è un grande atto di amore.

Buon anno.

Mariangela

 

table setting

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cartellate di Natale
FOOD

Le cartellate lucane dolci per le feste

Le cartellate lucane sono i dolci perfetti per le feste di Natale, dolci da mangiare in compagnia o un piacere da condividere in famiglia.

Queste delizie vengono preparate per durare a lungo ed esser consumate per tutto il periodo delle feste, che si tratti di un pranzo o dopocena, sono dei dolci davvero goduriosi, dal gusto deciso e intenso.

Potrete trovare nelle cartellate lucane una similitudine nelle varianti preparate in Puglia, Calabria o altre parti del sud Italia, ma vi assicuro che la ricetta lucana cambia nel gusto e nella preparazione.Per iniziare varia nello spessore della pasta e la ricetta originale vuole che si usi il cotto, cioè un decotto preparato tra la fine di Agosto e Settembre quando questi frutti abbondano, fichi, fichi d’India e uva. Un vero e proprio elisir.

Spesso a casa di parenti mi sono imbattuta nell’assaggio di  cartellate condite con miele e codette, sicuramente buone anche queste e dal risultato veloce.

La difficoltà di questi dolci sta proprio nella preparazione del cotto.Un lavoro lungo e lento ma dal risultato stupefacente.Si parte da una preparazione di circa 8 kg di frutta per ottenere alla fine anche meno di mezzo kg di prodotto.Dalle nostre parti il più delle volte capita di ricevere in regalo questa frutta oppure si utilizza quella sovramatura non adatta al fresco consumo.

Bene se siete pronti io inizierei con il raccontarvi questo capolavoro della tradizione lucana e anche se per quest’anno non siete più in tempo per prepararle, avrete un bel promemoria per il prossimo autunno.

 

cartellate di natale

cartellate di Natale

cartellate di Natale

cartellate di Natale

CARTELLATE LUCANE AL COTTO di fichi, fichi d’India e uva

La ricetta delle cartellate lucane con il cotto, rientra tra la preparazione delle conserve invernali.

Un tempo si recuperava la frutta in eccesso che la nostra terra donava e per non sprecarla si realizzava questo decotto dolce che serviva poi per l’inverno a condire cartellate e non solo, qualche volta anche gli spaghetti.

 

INGREDIENTI

Per l’impasto

  • 1 Kg di farina 00
  • 200 g di zucchero
  • 200 g di strutto/ burro ( fuso)
  • vino bianco frizzante qb ( circa mezzo bicchiere)
  • un pizzico di sale
  • 3 uova
  • cannella in polvere q.b. ( mezzo cucchiaio)
  • 500 ml di Olio per frittura

Per il condimento

  • 3 kg di fichi
  • 4 kg di fichi d’india
  • 1 kg di uva
  • cannella 1 cucchiaio
  • 2 cucchiai di zucchero
  • 2 carrube
  • Acqua q.b.

PREPARAZIONE

  • Su di una spianatoia versate  la farina a montagna, create un buco nella farina con le dita e versateci  all’interno tutti gli ingredienti.
  • Iniziate ad unire ed amalgamare il tutto, sino ad ottenere un panetto omogeneo.Nulla vieta che possiate  usare una planetaria.
  • Lasciate riposare l’impasto ricoperto con un canovaccio.
  • Dopo il tempo di riposo, prendete un quarto dell’impasto e ricoprite la restante per non farla seccare.
  • Lavorate appena la pallina e con una sfogliatrice iniziate a creare delle strisce abbastanza sottili.
  • Adagiate le strisce sulla spianatoia e lavorate abbastanza velocemente per non farle asciugare.
  • Con un tagliapasta a rotella create delle strisce larghe circa 2 cm e lunche circa 8 cm.
  • Partendo da un’estremità richiudete la pasta pizziccandola con due dita e continuate a distanza di un centimentro l’uno dall’altra.
  • Cosi facendo dovrete creare delle piccole cavità che serviranno poi a contenere il liquido del cotto.
  • Una volta pizzicata la striscia di pasta, sempre partendo da una estremità attorcigliatela su se stessa da creare una coroncina.
  • Procedete con tutta la pasta, creando cosi le cartellate lucane.
  • Portate a temperatura l’olio e iniziate a friggere tutte le cartellate sino a che si saranno dorate.Lasciatele poi colare l’olio in eccesso su vassoi con carta  assorbente.

Preparazione del cotto di fichi

  • Lavate molto bene tutta la frutta, tagliate con tutta la buccia in due parti, solo i frutti più grossi.
  • Disponete tutta la frutta in un pentolone capiente, unite l’acqua a filo frutta e lasciate andare a fiamma molto bassa.
  • Trascorso il tempo necessario, si tratta anche di molte ore, la frutta sarà stracotta.
  • Lasciatela raffreddare appena, munitevi di guanti, versate tutta la frutta in un doppio sacco di tela a trama sottile e con l’aiuto di un mattarello iniziate a spremere tutta la frutta estraendo quanto più succo possibile.
  • Il sacchetto di tessuto, servirà a trattenere eventuali impurità, semini e bucce.
  • Una volta ricavato il succo, noterete come il prodotto finale si sarà già ridotto di molto.
  • Rimettete in una casseruola e continuate la cottura lentamente sino a che si ridurrà a sciroppo.
  • Ora siete pronti per condire le cartellate lucane.
  • Immergete nel cotto caldo le cartellate lucane fritte, aiutatevi con una schiumarola, accertatevi che il cotto abbia ricolmato le cavità del dolce, scolatele appena del condimento in eccesso e adagiate su un piatto da portata.Procedete per tutte e solo quando le assaggerete sarete ripagati dalla tanta attesa. Parola di lucana che di cartellate ne sa qualcosa;)))

 

panzerotti, dolci, natale
FOODLIFESTYLE

I panzerotti di Natale della tradizione Lucana

I panzerotti di Natale della tradizione lucana sono un must di queste festività.

Nel momento in cui si decideva di iniziare la preparazione dei panzerotti di Natale, quello, segnava ufficialmente l’inizio delle feste.Tutto ciò accadeva in casa mia e ancor prima di preparare l’ albero, presepe o qualsiasi altro addobbo.

Per noi bambini era il momento del gioco a fare i grandi.Improvvisamente diventavamo elementi fondamentali di un ingranaggio a catena che non poteva spezzarsi.Tutti eravamo indispensabili e ognuno doveva attenersi al proprio ruolo.

 

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Tutto partiva dal capofamiglia ( la società lucana, per molti decenni si è mantenuta sul matriarcato e a quel tempo c’era ancora mia nonna ) lei, si occupava della lista degli ingredienti, poi passava il compito alla donna attiva di famiglia, mia madre, colei che si impegnava a far la spesa, all’ordine degli attrezzi da utilizzare e infine  il turno di quella che un giorno sarebbe diventata la sostituta della nonna, mia zia, sorella maggiore di mia mamma che si occupava esclusivamente della frittura, tutto il tempo davanti a questo calderone di olio bollente.

E noi bambini?

Avevo circa 8 anni, a noi spettava il compito più duro, quello del passaggio dell’impasto alla macchinetta sotto l’occhio vigile della nonna e di portare vassoi avanti e dietro tra la cucina e quella camera che aveva l’unico piano d’appoggio sufficientemente ampio, vale a dire il lettone della camera da letto.Si preparavano panzerotti di Natale per tre famiglie, per nulla una passeggiata!

Su di un plaid a quadri, color  blu e arancio (che tutt’oggi ricordo come se lo avessi ancora qui con me) poggiavamo vassoi e vassoi di quei cuscinetti bianchi paffutelli, profumatissimi di marmellata, cioccolato, cannella e impasto crudo, tutti in fila perfettamente distanziati l’uno dall’altro, ognuno con dei buchini di rebbi di forchetta, pronti per esser riportati in cucina ed esser tuffati nel calderone fumante.

La cucina sembrava un laboratorio di apine laboriose, tutte intente tra concentrazione degli adulti e  gli schiamazzi di noi bimbi.

L’odore di fritto permeava tende e mobili per giorni interi e poi il momento dell’assaggio che ci vedeva come cavallette impazzite di fronte ad enormi coppe di ceramica bianche e bordeaux e infine il volto, l’espressione soddisfatta delle donne di casa per l’operato ben riuscito.

Oggi come allora vi propongo la ricetta storica, realizzata insieme a mia zia Clara.

 

panzerotti di Nataledolci,

panzerotti di Natale

panzerotti di Natale, dolci,

PANZEROTTI  DI NATALE

Come per tutti i dolci della tradizione, anche i panzerotti di Natale lucani necessitano di tempo e pazienza per la preparazione.Una parte della ricetta avviene ad Agosto, Settembre, quando si prepara la marmellata di uva. In alternativa potete provare con quella di amarene o visciole e condirle poi come da manuale di tradizione.Pronti per la ricetta?

INGREDIENTI

Per l’impasto

  • 1 Kg di farina 00
  • 200 g di zucchero
  • 200 g di strutto/ burro ( fuso)
  • vino bianco frizzante qb ( circa mezzo bicchiere)
  • un pizzico di sale
  • 3 uova
  • cannella in polvere q.b. ( mezzo cucchiaio)
  • 500 ml di Olio per frittura

Per il ripieno

  • 500 g di marmellata di uva (vedi la mia ricetta marmellata di uva )
  • 100 g di cioccolato fondente a pezzi
  • 50 g di cacao amaro
  • 1 tazzina di liquore tipo strega oppure sambuca
  • 1 cucchiaino di caffè in polvere
  • scorza di 2 agrumi
  • una manciata di frutta secca (a piacere)  tritata 

Per la decorazione

  • Zucchero a velo qb

 

PREPARAZIONE

  • Su di una spianatoia versate  la farina a montagna.
  • Create un buco nella farina con le dita e versateci  all’interno tutti gli ingredienti.
  • Iniziate ad unire ed amalgamare il tutto, sino ad ottenere un panetto omogeneo.Nulla vieta che possiate  usare una planetaria.
  • Lasciate riposare l’impasto ricoperto con un canovaccio.
  • Nel frattempo lavorate il ripieno.
  • Versate la marmellata in una ciotola capiente, versate tutti gli ingredienti ed amalgamate bene.
  • Dopo il tempo di riposo dell’impasto, prendetene un quarto e ricoprite la restante per non farla seccare.
  • Lavorate appena la pallina e con una sfogliatrice iniziate a creare delle strisce abbastanza sottili.
  • Il procedimento è molto simile alla realizzazione dei ravioli.
  • Dopo aver ottenuto le prime strisce di sfoglia, adagiate con un cucchiaio la marmellata, distanziando l’uno dall’altro di circa tre dita.
  • Richiudete i panzerotti, tagliateli con un taglia pasta dandogli la forma desiderata.
  • Sigillate con i rebbi di una forchetta  e punzecchiate la parte superiore.
  • Disponeteli su un vassoio e procedete con tutto il resto dell’impasto.
  • Versate l’olio in una pentola per fritture alta e capiente.Portatelo a temperatura e iniziate a friggere sino a che si saranno dorati.
  • Disponete carta assorbente su di un vassoio e lasciate asciugare dall’olio in eccesso.
  • Una volta completata la frittura lasciate raffreddare prima di spolverare con zucchero a velo e servire.
dolce di natale
FOOD

Idea veloce per il dolce di Natale

Un’idea per il dolce di Natale?

Qualche giorno fa in uno slancio di incertezza, vi ho chiesto nelle mie storie su Instagram quale ricetta avreste preferito per le festività Natalizie.

Il dubbio è nato semplicemente perchè sono combattuta tra il desiderio di regalarvi delle ricette storiche ed uniche della mia regione e d’altra parte delle ricette simpatiche e veloci per le giornate frenetiche che stanno per avvicinarsi.

Devo ammetterlo in tanti mi avete chiesto le ricette della tradizione Lucana e quello mi riserverò di farlo nei prossimi post, quest’oggi invece vi propongo una ricetta super facile,  veloce e golosa, di quelle ricette che tranquillamente potete preparare  anche con i più piccoli o addirittura poco prima del pranzo utilizzando pochi ingredienti, pochi attrezzi e non è richiesto l’uso del  forno.

Se per le feste pensate di trascorrere già tanto tempo ai fornelli per la preparazione di altri piatti, almeno per il dolce avrete un asso nella manica da sfoderare e rimanere con i nervi saldi senza stressarvi troppo.Un’altra soluzione potrebbe essere quella di prepararlo anche giorni prima e conservarlo in freezer.Unica accortezza che dovrete avere sarà quella di scegliere una bella forma da dare a questo semifreddo.

In questo caso, aziende come silikomart o pavoni vi vengono in aiuto.Al resto farà tutto la vostra fantasia, inserendo l’ingrediente che più vi aggrada che potrà essere il cocco, pistacchio, nocciole, caramello salato. Farete un figurone da chef avendo impiegato appena 10 minuti del vostro tempo.

Pronti per la ricetta?

 

dolce di natale

dolce di natale

SEMIFREDDO ALLA CREMA DI NOCCIOLE

Per questo dolce potete utilizzare anche una crema di nocciole più amara e all’interno potete variare il gusto inserendo dei pistacchi oppure delle scorzette di arance caramellate:Questo dolce è soprattutto una soluzione per terminare l’enorme quantità di dolci accumulate nelle feste (regali, calze della befana di tutti i parenti).Potete iserire all’interno queste cioccolate, preparare il dolce e conservarlo anche per 10 giorni nel freezer.

 

INGREDIENTI

  • 200 g crema di nocciole o nutella
  • 300 g di cioccolato amaro
  • 250 g di panna fresca
  • cioccolatini a piacere per decorazione

PREPARAZIONE

  • Versate in una boule la panna liquida fresca e montate.
  • Tagliate a pezzi parte del cioccolato fondente e unitelo alla panna.
  • Mescolate dal basso verso l’alto, unite la nutella o crema di nocciole e continuate a mescolare sino a che la crema si sia ben amalgamata.
  • Prendete degli stampi in silicone oppure alluminio, versate la crema sino a completo riempimento e riponete in freezer almeno per un paio di ore.
  • Al momento di servire il dessert fate sciogliere a bagno maria il cioccolato fondente a pezzi.
  • Impiattate il semifreddo, aggiungete del cioccolato extra a vostro piacimento e portate a tavola.
  • Al momento di servire il dolce potrete far colare il cioccolato tiepido direttamente sul semifreddo.
  • Assicurato l’effetto wow.
fave cicorie
FOOD

Le fave della prima moglie

‘Le fave della prima moglie’ un’espressione difficile a tradurre.

Esistono delle forme dialettali che rendono appieno un concetto ma quando proviamo a tradurle sembra che qualcosa non quadri o non rendano mai abbastanza.

Eravamo nel bel mezzo di una cena tipica delle famiglie del sud, con tavola imbandita di pane di grano duro, sponsale appena scottata, peperoni fritti, olive, melanzane, fave e cicoria selvatica, quando sentii dire per la prima volta da mia suocera:

Sò proprj com l’ faf’ da’ prima m’gghjer’.

Seguirono minuti di silenzio prima di affrontare la domanda su cosa mai significasse quell’espressione. Lei, origini pugliesi, io, lucana. Qualcosa mi sfuggiva!

Mi gustai quella cena (come tutte quelle preparate da mia suocera d’altronde) e il classico rito delle fave.

fave, cicorie

fave, cicorie

cicorie

fave, basilicata

 

Alcuni piatti seguono un rito preciso e cadenzato, che si tratti della preparazione o del consumo, al quale ci si deve attenere.

Ebbene, dovete sapere e molti di voi certamente lo sapranno, cucina lucana e pugliese sono molto simili, tanto che su diversi piatti c’è la contesa d’appartenenza.

Come spesso accade per paesi o regioni vicine sono i dettagli e la provenienza di origine di un prodotto a farne la differenza.Per quanto concerne questo piatto povero della tradizione contadina, ho potuto apprendere ad esempio che la differenza sta anche nella presentazione.

Premesso che mangiare fave e cicoria è un rito vero e proprio, dove tempi di cottura e consumo non stanno alle attese o ritardi umani.

Ad esempio in Puglia e soprattutto nella zona della val d’Itria questo piatto è accompagnato da altre verdure, come peperoni fritti, melanzane, olive e sponsale (cipolla fresca) appena scottata e acidulata.In Basilicata invece, la crema di fave si presenta un pò più liquida e non segue il rituale della presentazione delle altre verdure (per lo meno in casa mia) e quasi sempre, la cicoria è condita con del pomodorino.

Che si tratti della versione pugliese o lucana questo piatto ha in se un gran potenziale, tutta l’essenza del nostro sud, il ricordo dei tempi della fame e dell’ingegno delle donne di un tempo a saper nobilitare piatti con ingredienti poverissimi e semplici.

Ah! Quasi dimenticavo..le fave della prima moglie!

Un tempo, il tasso di mortalità era più alto rispetto ad oggi e capitava che molti mariti restassero vedovi. Il mito della prima moglie restava nei loro ricordi e le seconde nozze quasi mai supplivano a pieno le prime.

Le fave preparate dalla prima moglie erano così buone da non poter essere sostituite da nessun altro.

 

fave e cicorie

fave e cicorie

FAVE E CICORIA SELVATICA

Piatti del genere non possono esser sostituiti da altri ingredienti, ricordate le fave son fave e la cicoria selvatica resta tale…No surrogati assolutamente!

INGREDIENTI

  • 700 g di fave secche
  • 1Kg di cicorietta selvatica
  • 2 patate piccole
  • sale e olio evo qb
  • 1 spicchio di aglio

PROCEDIMENTO

  • Sciacquare le fave e mondare le cicorie.Pelate e sciacquate le patate riducendole a pezzi.
  • Prendete un pentola capiente versateci fave secche e le patate e riempite di acqua abbondante.
  • Portate a bollore e man mano che sale la schiuma eliminatela accuratamente con una schiumarola.
  • Non appena le fave inizieranno a sfaldarsi (accertatevi con un mestolo) è il momento di cambiar acqua.
  • Scolate l’acqua di cottura e aggiungetene di fresca sino a livello delle fave. Salate e fate cuocere a fuoco lento con coperchio.
  • L’acqua delle fave dovrà consumarsi del tutto prima di renderle a purea.
  • Ultimata la cottura versare la fave in un passa verdure e poi in una coppa capiente sbattetele con un cucchiaio in legno e dell’olio a filo per sbianchirle.
  • Le fave dovranno risultare cremose e soffici.
  • Nel frattempo portate a bollore in altro pentolone dell’acqua salata che servirà per scottare le cicorie, tempo una decina di minuti e saranno pronte.
  • Scolatele  e fatele saltare appena  in una padella con dell’olio uno spicchio di aglio e se volete con 2 pomodorini (facoltativo).
  • Pronti ad impiattare?
  • Alla base verserete la purea di fave e sopra le cicorie.
abruzzo , viaggio, campo imperatore
TRAVEL

un weekend in Abruzzo

Può rivelarsi davvero sorprendente un weekend trascorso in Abruzzo.

Alla fine di settembre mi  sono recata per questioni di lavoro e come spesso mi capita, lascio che mio marito mi accompagni per approfittarne in momenti di pausa e scoprire insieme nuovi luoghi.Devo ammetterlo, è sempre un pò difficile conciliare le due cose poichè necessitano di una perfetta organizzazione oltre che del giusto tempo a disposizione.

Ma come farsi scoraggiare, sapendo di dover scoprire nuovi ed entusiasmanti posti?

Come sempre non lascio mai nulla al caso e anche per questa volta siamo partiti alla volta dell’Abruzzo con un programma preciso e serrato, non per questo ho permesso all’ansia di rovinare la leggerezza di questa gita intensa e inaspettata.

Giunti quasi a destinazione abbiamo fatto la nostra prima sosta con pausa pranzo in uno dei tipici trabocchi abruzzesi.Queste costruzioni fatte interamente in legno hanno un fascino davvero spaziale.Intravederli dalla costa su strada per poi camminarci e giungerci dentro fa un certo effetto, soprattutto per chi come me soffre un pò di vertigini.Come dicevo, i trabocchi sono delle vecchie strutture in legno che un tempo servivano per pescare, una sorta di palafitta che dalla costa si allunga in mare.Oggi, queste singolari strutture sono diventate attrazione turistica e molte di loro sono ad uso ristorazione.

Ragion per cui vale ancor più la pena fare una sosta.Inutile dire che troverete una cucina prettamente di mare, semplice e locale.Quasi tutti i trabocchi dispongono di un menu fisso (hanno delle cucine minuscole per lavorare) ricco e a buon prezzo.

 

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Quel che più mi affascina dei viaggi è vedere come la gente del posto si relaziona agli altri, conoscere le loro storie entrando nel possibile nelle loro esistenze.

Seconda tappa e per questa, vi suggerisco di prepararvi ben bene psicologicamente, l’impatto potrebbe avere ripercussioni sul vostro cuore e creare dipendenza volendoci tornare e ritornare ancora.

Programmata la mezza giornata per fare una gita a Campo Imperatore nel cuore del massiccio del Gran sasso, il nostro primo incontro è stato un panorama mozzafiato, fatto di campi, montagne in lontananza, silenzio e il suono dei campanacci delle mucche al pascolo.Qui un sussulto, non mi vergogno a confessarvi che ho pianto dall’emozione. Lo spettacolo naturale che Campo Imperatore sa regalare di certo vale il viaggio, tutto!

Superato il momento emozionale, il nostro secondo incontro è stato umano.Lì all’angolo della strada solo con la sua baracchina e i suoi prodotti genuini, un pastore sembrava davvero attenderci.Abbiamo ammirato con sorpresa il suo fare imprenditoriale tipica di chi conosce la realtà locale e ben accoglie la presenza straniera.Nel giro di una piccola degustazione davvero casereccia ci siamo ritrovati con 2 kg di pecorino, dell’olio e del buon vino nel bagagliaio della macchina.

 

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Dopo un bel carico di cibarie genuine e un bel pacco di emozioni, senza meta ci siamo messi alla ricerca di un ristoro senza sapere che a pochi km dal nostro spacciatore di leccornie ad aspettarci vi erano un paio di …non chiamateli ristoranti.Si tratta di produttori  e allevatori che hanno allestito in semplici bungalow dei punti ristoro.Scegli al banco i tuoi arrosticini o il tuo bel pezzo di carne, del formaggio, del vino e in tutta autonomia la cuoci nelle braci messe  a disposizione per gli ospiti e la consumi in una delle panche pubbliche.

Una sorta di pic nic sociale.Inutile raccontarvi la semplicità di questo luogo e l’allegria che accompagna la gente che vive questo posto ci ha messo di ottimo umore,forse grazie anche all’ottimo vino locale.

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Di rientro da questo magico luogo chiamato Campo Imperatore abbiamo fatto una piccola sosta a Rocca Calascio, all’interno del parco Nazionale del Gran Sasso. In lontananza dalla strada si intravede quel che resta del castello, uno dei più alti d’Italia.Il suo piccolo borgo e la semplicità della gente che lo abita ha reso famoso questo luogo, diventando set di molti film.Dalla rocca è possibile vedere la vallata e un panorama da bocca aperta.Lasciando Rocca Calascio e proseguendo per un altro affascinante borgo, S. Stefano di Sessanio, una sosta merita la chiesa di Santa Maria della Pietà dalla forma di pianta ottagonale.

 

Tutti questi luoghi compreso l’ultimo S. Stefano di Sessanio trovo siano l’essenza di questa terra, arida e ricca allo stesso tempo, generosa e accogliente come la sua gente.In occasione di una passeggiata per questo borgo non ci siamo lasciati sfuggire l’ albergo  Sextantio che ben si sposa con questo centro medievale ed è stato recuperato attenendosi alle caratteristiche del posto, restando semplice essenziale ma molto curato.Un progetto, tra i primi in italia sul concetto di albergo diffuso.

Qui termina il nostro weekend, l’Abruzzo è certamente una terra che sa dare  tanto a chi sa viaggiare non solo con gli occhi, soprattutto  con il cuore.

abruzzo

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doppia frolla al cioccolato
FOOD

Di fiori, cioccolato e un anno con voi

 

Solo seduta d’avanti al computer mi rendo conto di quanto lungo sia il periodo della mia assenza sul blog. Sempre troppo sottovalutato il lavoro che necessita la buona riuscita di un contenitore come questo che racconti attraverso immagini, ricette, pensieri, ispirazioni, editing e correzioni.Tanto materiale in standby che attende solo di esser caricato ed espresso nel migliore dei modi ma come sempre imprevisti, impegni dell’ultimo minuto, famiglia o lavoro mi distraggono e in un attimo mi ritrovo all’inizio di un nuovo mese.

piatto vintage rose

doppia frolla al cioccolato

Ad un anno esatto dalla nascita di questo mio blog mi giro indietro per ripercorrere con la memoria tutto l’iter, i momenti vissuti, le opportunità, le nuove proposte, le sorprese e la meraviglia di fare qualcosa che mi rende cosi libera e piena di me.

Non ricordo di aver mai fatto qualcosa che mi abbia regalato questo gran senso di soddisfazione e ciò mi porta a voler fare sempre cose nuove a testarmi su nuovi fronti e vedere fin dove posso arrivare, fin dove ce la faccio. Alla fin dei conti questo è il mio piccolo mondo nella mia vita che ha un sapore diverso frizzante, dolce e salato allo stesso tempo, il piccolo mondo fatto di giri, luoghi, ristoranti, ricordi, test, cucina, sapori, voglia di conoscenza  e condivisione e poi mi chiedo se tutto ciò abbia un fine …e il fine ce l’ha.La mia gratificazione nel sapere che dall’altra parte ci sia chi apprezza e appoggia questo mio progetto.

Un anno fatto anche di  timori, paure, ricette provate riprovate e mollate, scatti, nervosismi, file cancellati e bla bla bla… per poi rendermi conto che tutto serve, tutto fa bagaglio e servirà ad affrontare diversamente o per lo meno con più coscienza il resto del cammino.

Questa torta trovo sia di una goduria unica,  preparata da mia sorella  e mi è piaciuta così tanto che mi ha ispirato per lo styling e volerla condividere con voi.

Eccolo, il mio regalo per ognuno di voi per il primo anno di Accade in tavola insieme.

Auguri!

doppia frolla al cioccolato

doppia frolla al cioccolato

doppia frolla al cioccolato

 

DOPPIA FROLLA CON CREMA AL CIOCCOLATO e PISTACCHI

INGREDIENTI

PER LA PASTA

  • 300 g farina per frolla Molino Pasini
  • 100 g burro
  • 80 g zucchero
  • 2 tuorli
  • 1 uovo intero
  • ¼ di bustina di lievito
  • un pizzico di sale

PER LA FARCIA (crema pasticcera al cioccolato)

  • 4 tuorli
  • 80 g di zucchero
  • 40 g di amido di mais
  • 500 ml di latte
  • scorza di  1 arancia bio
  • 70 gr di cioccolato
  • 50 g di pistacchi di Stigliano

PREPARAZIONE

  • Realizzate per prima cosa la crema pasticcera facendo bollire appena il latte con la scorza di arancia.
  • Nel frattempo sbattete i tuorli con lo zucchero in un pentolino dal fondo alto rendendoli spumosi e unite l’amido passato  a setaccio, amalgamate.
  • Filtrate il latte e versatelo al composto di uova ecc. mettete su gas e a fuoco medio fate cuocere sino a che si sarà rappresa.
  • Una volta fuori dal fuoco versate il cioccolato e girate.Fate raffreddare in una pirofila ricoperta da pellicola.
  • Per la base di frolla impastate tutti gli ingredienti in planetaria, oppure a mano, fino ad ottenere un impasto omogeneo come la classica pasta frolla.
  • Avvolgete nella pellicola il panetto  e lasciate riposare in frigo per mezz’ora.
  • Quando la pasta avrà riposato, prendetela e dividetela in 2 parti, una poco più grande dell’altra. Stendete la metà più grande con spessore di circa 5 mm.
  • Foderate, con la pasta stesa una tortiera da 22 cm precedentemente imburrata e infarinata. Create un bordino laterale alto 3 cm circa. Bucate il fondo con una forchetta.
  • Disponete sulla base frolla la crema pasticcera al cioccolato e i pistacchi tritati.
  • Stendete la restante parte di pasta e adagiatela sulla torta.
  • Sigillate i bordi.
  •  Cuocete in forno statico a 180° per circa 25-30 minuti. Lasciate raffreddare completamente e spolverate con zucchero a velo creando dei disegni con uno stencil.
vellutata zucca, autunno, baccalà
FOOD

Vellutata di zucca e baccalà

Vellutata di zucca e baccalà

Immancabilmente con l’arrivo dell’autunno mi si presenta il desiderio di ricette un pò più calde e confortevoli, pieni del  sapore di questa stagione.Le vellutate sono tra i miei piatti preferiti.

Uno, perchè li preparo in un  attimo, due, decido di cuocerne sempre una buona dose da conservare  in frigo e averne una piccola scorta da utilizzare nei giorni di pigrizia.

Solitamente per la base di queste zuppe utilizzo il porro, che tanto amo, per questa volta ho preferito la cipolla rossa. Volendo potrete far soffriggere le verdure  prima di unire l’acqua, in questo caso ho limitato la presenza di grassi poichè ho usato anche il guanciale, mettendo a cuocere tutto insieme.Alla fine della fiera, piccole sostituzioni che non hanno affatto alterato il sapore solito.

Pronti a replicarla?

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Vellutata di zucca baccalà e guanciale di suino nero Lucano

Per questa ricetta ho usato il guanciale di suino nero lucano, una famiglia di maiali autoctoni che vive allo stato semibrado.

Azienda Brigante Lucano alleva i propri animali nutrendoli naturalmente e ogni singolo pezzo di carne viene lavorato a mano con metodi tradizionali.

INGREDIENTI

  • 2 Patate medie a pasta gialla
  • 800 g di zucca
  • 300 g di Baccalà dissalato
  • 1 cipolla rossa
  • olio sale e pepe q.b.
  • 4 fettine di guanciale di Suino nero Lucano
  • 1 rametto di timo
  • semi di papavero q.b.
  • 200 g di pane raffermo

PROCEDIMENTO

  • Iniziate, pulendo tutte le verdure. Sciacquate  la zucca privandola della buccia e riducete a pezzi grossolani.
  • Pelate e tagliate a pezzi anche le patate.
  • Infine la cipolla  rossa e tagliatela in 2 parti.
  • In una casseruola abbastanza alta mettete tutte le verdure, un giro di olio e versateci dell’acqua a filo verdure (il famoso tocca non tocca ).
  • Accendete il fuoco a fiammella bassa e lasciate andare sino a che tutto si sia ammorbidito, aggiustate di sale.
  • Aggiustate di sale e  pepe.
  • Nel frattempo che la vellutata cuoce, scottate il guanciale che avrete affettato precedentemente e nella stessa padella bruschettate il pane, riducetelo a  tocchetti  e lasciate da parte.
  • In una padella rovente, adagiate i filetti di baccalà e scottate sino a caramellare la pellicina.Terminata la cottura lasciate riposare.
  • Frullate la zucca con il minipimer emulsionando con un filo di olio crudo.
  • Versate la vellutata in una terrina da zuppa, adagiate i pezzi di filetto, poi è il turno del guanciale arrostito e infine guarnite con timo e semi di papavero.
  • Potrete accompagnare questa deliziosa zuppa con dei crostini di pane.Siete pronti per l’assaggio.
  • Buon appetito!
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Si fa presto a dire pomodoro!

Si fa presto a dire pomodoro!

Ma avete mai pensato a quante varietà di pomodoro esistono?

Oggi non è certo come una volta, quando sulle sedie all’angolo della strada in piena estate si mostravano le ricchezze della propria terra. Tutt’al più si esponevano dei San Marzano e qualche pomodorino, la Signora dirimpettaia forse avrebbe richiesto quelli più maturi per fare la salsa, oppure, la Signora  Ninetta, della strada più sopra ne avrebbe richiesti di più acerbi per l’insalata o per le friselle da preparare al marito.Di certo il repertorio si sarebbe fermato su una scelta molto più limitata rispetto a quella odierna.

In un’era dove  il food e la cucina dei grandi chef la fanno da padrona, dove a casa come nei migliori ristoranti del mondo si vuole avere la scelta e la possibilità di divertirsi in cucina, testando nuovi sapori, forme e colori, la piazza propone pomodori di ogni sorta dai gialli, rossi, verdi, agli striati, arancioni , piccoli, medi, a punta, giganti, e chi più ne ha più ne metta.

Di certo difficile farsi largo in un mercato in piena competizione, ma quando a richiederlo è un’ecotipo tradizionale come il pomodoro cannellino flegreo che  rischia di perderne la presenza, nasce a sua difesa un’associazione  di nove coltivatori.

Giovanni Tammaro, presidente della neonata associazione, negli ultimi tempi stava registrando un calo della produzione di questo ecotipo locale, ha voluto così, richiamare l’interesse dei coltivatori a non perderne del tutto la produzione.

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Press tour all’ Acropoli di Cuma, Pozzuoli.

In occasione del Press tour, invito ricevuto dalla giornalista Floriana Schiano Moriello, tenutosi il 24 Settembre a Pozzuoli, per presentare la neonata Associazione pomodoro cannellino flegreo, ho avuto l’onore di prender parte a questa giornata full immersion sulla conoscenza di questo ecotipo locale.

Ho visitato il territorio che lo ospita, incontrato la gente che ci opera e lo difende proprio come ogni genitore farebbe con il figlio.Si! Perchè è proprio  questo che ho respirato, perseveranza, orgoglio e  tutta la voglia di raccontare non solo un prodotto bensì il lavoro e le fatiche che ne seguono.

Ore 17, Pozzuoli, Acropoli di Cuma

Il nostro tour parte dal sito Archeologico, luogo storico che accoglie alcuni dei campi di pomodoro, dove abbiamo ammirato  i resti di Kýmē.

Cuma è stata la prima colonia greca della terraferma, fondata nel lontano 730 a.C. dai Greci che ne fecero un’ottima base di partenza per le rotte verso l’Occidente, per divenire nel  VI sec. d.C.  un importante centro cristiano e per esser poi distrutta nel 1207 dalle armate di Napoli.

All’interno del parco abbiamo poi visitato  l’Antro della Sibilla, una galleria suggestiva, realizzata in tufo di forma trapezoidale e utilizzata per scopi militari. La visita guidata ha raggiunto poi  il punto più alto del sito archeologico, passando attraverso percorsi alberati, paesaggi e panorami da togliere il fiato, non molto lontano il mare e la freschezza della sua brezza.

 

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Pomodoro cannellino Flegreo

Proseguendo e riscendendo a valle siamo arrivati nei campi coltivati dove ad attenderci l’agronomo e alcuni dei rappresentanti dell’associazione hanno ampiamente raccontato tecniche di produzione e caratteristiche legate al pomodoro cannellino flegreo.Pare che la sua origine risalga alla fine dell’800 e il pedoclima della zona, caratterizzato da terreni vulcanici e sabbiosi e la vicinanza al mare, lo rendano un prodotto peculiare.

Il nome di cannellino deriva dalla sua struttura portante, realizzata interamente a mano in canne di bambù.

Una volta nei campi siamo stati pervasi da un profumo fresco ed erbaceo tipico del pomodoro e accolti dai loro produttori che ci hanno accompagnato per tutto il percorso.

Il pomodoro cannellino si caratterizza innanzitutto perchè il suo seme non è un ibrido (viene tramandato di generazione in generazione).

Il suo colore è rosso intenso, di  forma oblunga con una strozzatura nella parte apicale, ma ciò che rende speciale questa eccellenza  è la presenza di una pellicina ridotta ai minimi termini, il suo gusto dolce e la polpa spessa e soda.

 

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pomodoro cannellino flegreo, salsa, napoliIl pomodoro cannellino Flegreo in cucina

Quale migliore espressione e racconto di un’eccellenza se non in cucina? Grazie alla maestria di chef e pizzaioli locali abbiamo degustato piatti tradizionali e rivisitati che hanno esaltato  il gusto semplice del pomodoro.Dalla pizza montanara al carpaccio di manzo e maionese di pomodoro, alla spugna di cannellino e latte di bufala affumicato, tartare di manzo bruciata alla pizzaiola, mousse glassata al pomodoro e crumble al basilico e per ultimo e non ultimo il mio preferito in assoluto, pane, olio e pomodoro.

In un’atmosfera di festa, tra balle di fieno, lucine tutto in stile country non poteva mancare dell’ottimo vino (Tenuta Matilde Zasso) e della birra artigianale (Kymè) prodotta da mandarini, percoche puteolane e mele annurche e a lasciarci il ricordo di una giornata emozionante e l’augurio di un mercato sempre più fiorente per questo eccellente pomodoro.

 

pomodoro cannellino flegreo

pomodoro cannellino flegreo

 

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FOOD

il plumcake del dolce rientro

Il plumcake del dolce rientro è legato al mio stato di rientro alla normalità.

Nessun allarmismo, non temete!

Chi di voi mi conosce, ben saprà la frenesia e lo stato di agitazione e stress che mi porta l’estate.Ricominciare a sfornare e dedicare del tempo a ciò che più mi piace fare ha un significato ben preciso nella mia umile e semplice esistenza: tempo libero, zero stress, benessere, super felicità.

Di solito sono una persona abbastanza creativa, le idee a volte mi sbucano da un nulla, mi accade poi poi di andare in catalessi, diventare una vera tabula rasa se impegni e stress  affollano la mia mente.Non accade lo stesso anche a voi?

Il piacere di cucinare

L’azione  del preparare un dolce da colazione è sicuramente un gesto d’affetto verso gli altri ma in questo caso lo è anche per me stessa.

Ne ricavo un gran piacere a dedicarmi del tempo per il buono, sano e piacevole da vivere.

Come sempre le mie ricette sono un pò di recupero, quel mitico copia e incolla, sposta e rimetti, un pò  svuota frigo, un pò “non ho un cacchio in casa” e allora con i pochi ingredienti realizzo qualcosa di davvero interessante.

Pronti a rendervi felici per la colazione di domattina?

 

 

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Questo plumcake si prepara davvero in pochi minuti e non avrete bisogno di planetarie o quant’altro, semplicemente una boule, una frusta e una buona dose di volontà per prepararlo.

In altre occasioni o stagioni potrete aggiungere degli ingredienti a vostro piacimento.

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Base in marmo di Carrara Marmolove

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PLUMCAKE  ALLO YOGURT, MIRTILLI ROSSI E TIMO

Per la realizzazione di questo dolce ho usato farine speciali per dolci lievitati di molino Pasini

INGREDIENTI

  • 2 uova bio
  •  80 g di zucchero di canna
  • 2 vasetti di yogurt naturale o ai frutti rossi (circa 250 g)
  • 100 ml olio di semi
  • 250 g di farina per dolci lievitati Molino Pasini
  • 1 bustina di lievito per dolci
  • due rametti di timo
  • una manciata di scaglie di mandorle
  • marmellata di mirtilli rossi/ frutti di bosco

PREPARAZIONE

  • Con una frusta montare bene le uova e zucchero sino a renderle spumose
  • Unire yogurt e olio a filo e mescolate dal basso verso l’alto senza far smontare l’impasto.
  • Setacciate farina e lievito ed unite poco alla volta al composto prestando attenzione a non smontarlo.
  • Imburrate e infarinate lo stampo da plumcake oppure usate della carta forno, versate delicatamente il composto e solo per ultimo unite al centro dei cucchiaini di marmellata.
  • Finite con delle scaglie di mandorla e le foglioline di timo ( volendo potreste metterle anche nell’impasto).
  • Infornate dopo aver preriscaldato a 180°C e fate cuocere per circa 15 minuti. Ricordate sempre la prova dello stecchino è sacra per accertarvi che siano ben cotti.
  • Lasciate raffreddare prima di assaporarlo e volendo potrete finire il dolce con una leggera spolverata di zucchero a velo.

 

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