‘Le fave della prima moglie’ un’espressione difficile a tradurre.
Esistono delle forme dialettali che rendono appieno un concetto ma quando proviamo a tradurle sembra che qualcosa non quadri o non rendano mai abbastanza.
Eravamo nel bel mezzo di una cena tipica delle famiglie del sud, con tavola imbandita di pane di grano duro, sponsale appena scottata, peperoni fritti, olive, melanzane, fave e cicoria selvatica, quando sentii dire per la prima volta da mia suocera:
‘Sò proprj com l’ faf’ da’ prima m’gghjer’.
Seguirono minuti di silenzio prima di affrontare la domanda su cosa mai significasse quell’espressione. Lei, origini pugliesi, io, lucana. Qualcosa mi sfuggiva!
Mi gustai quella cena (come tutte quelle preparate da mia suocera d’altronde) e il classico rito delle fave.
Alcuni piatti seguono un rito preciso e cadenzato, che si tratti della preparazione o del consumo, al quale ci si deve attenere.
Ebbene, dovete sapere e molti di voi certamente lo sapranno, cucina lucana e pugliese sono molto simili, tanto che su diversi piatti c’è la contesa d’appartenenza.
Come spesso accade per paesi o regioni vicine sono i dettagli e la provenienza di origine di un prodotto a farne la differenza.Per quanto concerne questo piatto povero della tradizione contadina, ho potuto apprendere ad esempio che la differenza sta anche nella presentazione.
Premesso che mangiare fave e cicoria è un rito vero e proprio, dove tempi di cottura e consumo non stanno alle attese o ritardi umani.
Ad esempio in Puglia e soprattutto nella zona della val d’Itria questo piatto è accompagnato da altre verdure, come peperoni fritti, melanzane, olive e sponsale (cipolla fresca) appena scottata e acidulata.In Basilicata invece, la crema di fave si presenta un pò più liquida e non segue il rituale della presentazione delle altre verdure (per lo meno in casa mia) e quasi sempre, la cicoria è condita con del pomodorino.
Che si tratti della versione pugliese o lucana questo piatto ha in se un gran potenziale, tutta l’essenza del nostro sud, il ricordo dei tempi della fame e dell’ingegno delle donne di un tempo a saper nobilitare piatti con ingredienti poverissimi e semplici.
Ah! Quasi dimenticavo..le fave della prima moglie!
Un tempo, il tasso di mortalità era più alto rispetto ad oggi e capitava che molti mariti restassero vedovi. Il mito della prima moglie restava nei loro ricordi e le seconde nozze quasi mai supplivano a pieno le prime.
Le fave preparate dalla prima moglie erano così buone da non poter essere sostituite da nessun altro.
FAVE E CICORIA SELVATICA
Piatti del genere non possono esser sostituiti da altri ingredienti, ricordate le fave son fave e la cicoria selvatica resta tale…No surrogati assolutamente!
INGREDIENTI
- 700 g di fave secche
- 1Kg di cicorietta selvatica
- 2 patate piccole
- sale e olio evo qb
- 1 spicchio di aglio
PROCEDIMENTO
- Sciacquare le fave e mondare le cicorie.Pelate e sciacquate le patate riducendole a pezzi.
- Prendete un pentola capiente versateci fave secche e le patate e riempite di acqua abbondante.
- Portate a bollore e man mano che sale la schiuma eliminatela accuratamente con una schiumarola.
- Non appena le fave inizieranno a sfaldarsi (accertatevi con un mestolo) è il momento di cambiar acqua.
- Scolate l’acqua di cottura e aggiungetene di fresca sino a livello delle fave. Salate e fate cuocere a fuoco lento con coperchio.
- L’acqua delle fave dovrà consumarsi del tutto prima di renderle a purea.
- Ultimata la cottura versare la fave in un passa verdure e poi in una coppa capiente sbattetele con un cucchiaio in legno e dell’olio a filo per sbianchirle.
- Le fave dovranno risultare cremose e soffici.
- Nel frattempo portate a bollore in altro pentolone dell’acqua salata che servirà per scottare le cicorie, tempo una decina di minuti e saranno pronte.
- Scolatele e fatele saltare appena in una padella con dell’olio uno spicchio di aglio e se volete con 2 pomodorini (facoltativo).
- Pronti ad impiattare?
- Alla base verserete la purea di fave e sopra le cicorie.
Uhm..che fame!